Non ho bisogno di alzare la voce per esistere, ma a volte devo farlo per farmi sentire. Mi sveglio di buon umore, anche quando fuori piove e il primo saluto della giornata ad una delle mie figlie viene ricambiato con un grugnito.
“Sei aggressiva.” È una frase che molte donne conoscono fin troppo bene. Basta alzare la voce in una riunione o in una discussione privata, basta farsi sentire quando la frustrazione o l’emozione strabordano, e subito arriva l’etichetta. Poco importa se quella stessa voce, poche ore dopo, sa esplodere di gioia, entusiasmo, felicità pura. Per molti, quando una donna fa rumore, quel rumore viene subito tradotto in minaccia.
Quando un uomo interviene in una riunione con fermezza o porta avanti la propria idea senza esitazione, spesso viene percepito come sicuro di sé o leader naturale. Una donna, invece, nello stesso contesto rischia di essere definita polemica o “troppo emotiva”. Questo doppio standard non è un dettaglio marginale: condiziona la carriera, la leadership e l’autostima femminile.
Così, ogni rumore prodotto da una donna, una risata forte, un’interruzione in una discussione, una critica sincera, viene interpretato come un’intrusione, un’eccezione che “disturba” l’equilibrio atteso.
Fare rumore per me significa reclamare uno spazio di ascolto, affermare la mia presenza, farmi ascoltare e, psicologicamente, cambiare il mio ruolo di genere e diventare più maschile. Ho capito che faccio rumore per sentirmi viva, per essere vista, per occupare uno spazio che troppo spesso trovo già preso da occupanti compulsivi della scena.
Conosco tante persone che non cercano l’eco, ma il senso. Che sentono il bisogno di lasciare sedimentare le cose, di far parlare le azioni più delle dichiarazioni. Il loro silenzio diventa spazio per produrre il cambiamento. Sono 130 i giorni che si è preso Piero Piazzi per prendersi un momento per se. “Grazie a chi ha custodito il mio silenzio e a chi, con amore mi ha aspettato” ha scritto in un lungo post sul suo profilo Instagram. La sua autorevolezza si costruisce da sempre per sottrazione, nella capacità di stare un passo indietro mentre fa avanzare le top model più famose.
Il rumore tende a esaurirsi in fretta: brucia energia, consuma attenzione, si sgonfia quasi subito. Il silenzio, invece, ha la capacità di ampliarsi, di farsi memoria. Ci insegna che il valore di una presenza non sta nella sua intensità rumorosa, ma nella profondità con cui lascia un segno. E infatti abbiamo accolto tutti con felicità il suo ritorno, una sua telefonata, la sua voce che tutti conosciamo, perchè Piero è una persona speciale.
Il mondo della comunicazione spesso premia chi parla di più, ma dovremmo rieducarci a riconoscere chi parla meglio, o chi sa parlare solo quando serve. Lo ha detto anche Big Mama nel suo intervento a Vanity Fair Stories che si è tenuto lo scorso week end. La cantante ha dichiarato di aver imparato a non dire parole in più quando non servono. Spesso si confonde la sintesi con la superficialità, ma è il contrario: la sintesi richiede scelta, intenzione, lucidità. Dovremmo osservare con più attenzione quelle figure discrete che non invadono lo spazio altrui, ma lo rispettano. Quelle che non si affrettano a rispondere, ma prima cercano davvero di capire.
Rosalia, cantante che adesso piace a PR, Stylist e creativi, con la sua voce che nasce dal flamenco ha esplorato l’equilibrio tra quiete ed esplosione dando suono alla tradizione, ma con un grido moderno. Un’estetica che piace perchè spezza gli schemi: potente, magnetica che lascia un segno senza bisogno di invadere con aggressività il mondo della musica.
Lorenzo Bertelli, figlio di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli ha finalmente fatto sentire la sua voce con decisione annunciando che assumerà il ruolo di presidente esecutivo di Versace una volta finalizzata l’acquisizione da parte del Gruppo Prada “Prima di un anno non credo che ci sarà nessun tipo di cambiamento perchè prima bisogna conoscere i gruppi di persone”. Vedremo cosa succederà dopo il closing fissato intorno al 2 dicembre.
I passaggi generazionali non avvengono più in silenzio, ma avvengono spesso sullo sfondo di genitori urlanti, spaventati e impreparati a lasciare andare ciò che sentono ancora loro. Spesso chi dovrebbe cedere il testimone teme di perdere il ruolo e chi dovrebbe riceverlo si trova a interpretare un’eredità fragile ed a volte dolorosa.
Per slegarsi dal passato serve a volte un gesto radicale e un cambio di rotta. L’ho pensato quando sono andata all’inaugurazione del nuovo negozio di K- WAY in corso Garibaldi (vicino al temporary shop della mia amica Costanza Caracciolo con la sua Coistel– ha già chiuso quindi se avete perso l’occasione fate shopping dal sito). Per anni il marchio è stato “solo” un antipioggia compresso in una tasca, simbolo di praticità. Quando ero piccola ad ogni escursione o gita ci veniva detto “in caso di pioggia portate il K-Way” …qualcuno se lo ricorda? Con il tempo è diventato colore, stile, identità, trasformazione, un vero e proprio brand di lifestyle. E’ ancora lui ma lo vediamo con occhi diversi, lo indossiamo in un modo diverso, gli abbiamo dato un significato nuovo. Non è più un riparo dalla pioggia, ma un capo che oggi ha 60 anni ma è figo! Lorenzo e Alessandro Boglione, i due ceo del Gruppo torinese BasicNet, cui fa capo il 60% del marchio, hanno progetti interessanti anche per gli altri marchi del gruppo come Sebago, Kappa, Superga, Briko e la new entry Woolrich, un vero sogno imprenditoriale, confermando una strategia che punta al consolidamento internazionale.
Paola Pollo “LA” firma della moda del Corriere della Sera, una donna che non solo intercetta le tendenze e spesso è lei stessa a inaugurarne la direzione, assicura che tutti vorranno i mocassini Sebago come regalo di Natale, un fenomeno trasversale, con un’identità che funziona in ogni fascia d’età e se lo dice lei mi fido. Le devo un favore enorme visto che mi ha fatto da “Pollo Uber” in occasione del Christmas Gala della fondazione Ieo-Monzino che se non andavo Carla Cordiano di Ploom Pr mi toglieva il saluto. La stagione milanese delle cene charity ricomincia, un po’ come la stagione dei balli di Bridgerton, anche con l’impegno culturale e sociale di figure come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, che porta visione e responsabilità in un periodo in cui la cultura ha bisogno di voci solide.
A volte noi signore che siamo invitate a delle cene tutte ingioiellate e vestite da sera abbiamo un po’ paura ad andare tutte sole per la città. Una volta me ne fregavo, ma adesso sinceramente un po’ ci penso. Infatti ho acquistato un antifurto da borsetta che tengo in mano insieme alle chiavi quando rientro a casa e se dovesse presentarsi qualcuno di sospetto tiro il tappo e suona che lo sentono (spero) fino a Kathmandu, si fa per dire ovviamente perchè dubito che lo sentirebbero nella capitale del Nepal.
Milano si sta preparando al periodo più scintillante dell’anno al momento un po’ a singhiozzo e senza fare molto rumore, temo che sarà un’edizione “di magra” un po’ per tutti. In Galleria Vittorio Emanuele pare che Lenovo abbia sfrattato i brand della moda e sarà lo sponsor che allestirà l’albero di Natale, un gesto che non è solo decorazione ma posizionamento: la tecnologia entra nel cuore storico della città.
Un segnale per dirci che saremo dominati dall’ AI? Una mia amica che vive a New York mi ha detto che oramai tutti i colloqui lavorativi vengono fatti tramite l’intelligenza artificiale, curriculum analizzati digitalmente, risposte valutate da algoritmi: un nuovo rumore, più silenzioso ma potentissimo, che cambierà il futuro dell’occupazione. Pensate che esaminano anche la tua mimica facciale, quindi se hai un tic all’occhio scordati di poter accedere al colloquio finale con un essere umano!
Certo se fossimo in America potremmo beneficiare di qualche miliardario che ci finanzia, avete saputo che secondo quanto riportato dai media americani Jeff Bezos e Lauren Sánchez sosterranno economicamente il prossimo Met Gala il 4 maggio 2026 (la mostra del Met aprirà il 10 maggio dedicata al tema Costume Art). Bezos, noto per il suo ruolo da fondatore di Amazon e per gli investimenti tecnologici e spaziali e la moglie, stanno spostando il loro dominio dal tech al glamour mediatico culturale, confermando che i brand di moda e i donatori istituzionali stanno perdendo importanza. Il tema di quest’anno mira a esplorare il legame tra corpo, abito e arte ed avere una coppia così rischia di spostarne la missione e la valorizzazione dell’arte. Una potenza economica ridefinisce priorità, estetiche…. e soprattutto il potere di chi ospita e decide.
Sicuramente i milanesi non rinunceranno alle cene aziendali o ai Natalini tra amici. Se vuoi prenotare un tavolo in uno dei ristoranti più addobbati , come La Briciola o il Garghet, scordati di trovare un posto a meno che tu non sia Chiara Ferragni che arriva con la sua candela accesa per fare atmosfera, il 13 dicembre da Santa Lucia a Santa Chiara è un attimo. Io cercherò di prenotare un tavolo alla nuova Langosteria a Palazzo Fendi in corso Matteotti che è sempre garanzia di gusto e creatività che ridefinisce il concetto i experience, in poche parole si mangia bene, abbondante e circondati da bella gente.
Ci hanno lasciato due grandi, Ornella Vanoni, con la sua voce e la sua ironia elegante che aveva coinvolto sempre più negli ultimi anni il mondo della moda, e Michele Mantero accudito con amore dalla figlia Maria a cui mandiamo un abbraccio fortissimo.
Rumore è una parola che scuote. Silenzio una parola che inghiotte. Il 25 novembre ci ricorda che ogni storia di violenza sulle donne inizia quasi sempre nel silenzio e finisce solo quando arriva abbastanza rumore da spezzarlo. Io scelgo il rumore che libera: un basta, un telefono che chiama aiuto, una denuncia e donne che ascoltano, credono e accompagnano. Il silenzio nelle storie delle donne uccide, il rumore degli uomini che imparano a dire “non nel mio nome” può interromperlo.












