E’ uscito mercoledì 19 novembre, il libro d’esordio di Silvia Berri, manager, imprenditrice digitale e brand ambassador, seguita su Instagram da oltre 500.000 follower. Intitolato “Le Parole che Indosso” (Roi Edizioni, €19,90, 142 pp), il volume è un racconto autentico e ispirazionale della vita personale e professionale dell’autrice.
Attraverso 12 capitoli, Silvia Berri condivide retroscena inediti, sfide affrontate e momenti decisivi, dall’esperienza di mamma di due gemelle alla carriera al CEI, fino al percorso sui social e la nascita del format “Silvia Incontra”, dedicato a incontrare dal vivo la community e valorizzare le eccellenze del Made in Italy. Non mancano riflessioni sulla famiglia, l’importanza degli amici e il ricordo del fratello Alberto, un esempio di etica e dedizione.
Il libro celebra la forza dell’indipendenza femminile e il valore della libertà: scegliere, cambiare, sbagliare e reinventarsi. Uno stile di vita raccontato con intensità, eleganza e passione, dove etica e autenticità diventano guida nelle scelte quotidiane.
Nel mezzo la passione per la moda, ispirata dall’eleganza sobria della madre e della nonna, e i giorni da modella, dopo la lunga riabilitazione a seguito di un brutto incidente in motorino; la capacità di accogliere i cambiamenti in cui, nel “lungo, imprevedibile viaggio in treno” che definisce la sua vita, si è imbattuta e l’inizio del lavoro al CEI – Comitato Elettrotecnico Italiano, dove “sarei potuta crescere professionalmente e dove avrei potuto imparare da ingegneri coltissimi”; l’amore ritrovato con “l’uomo dei suoi sogni”, l’importanza degli amici di sempre e l’apertura, con uno di loro, di “quel ristorante (che) era diventato per me, fin da subito, un rifugio in cui stavo rinascendo. Era casa”.
I primi giorni sui social come @Sparklingsilvia, mamma approdata sui social per “tenere d’occhio” le figlie, dove pubblicava momenti di vita, viaggi, outfit e scatti della Milano della moda che l’ha formata, attirando l’interesse inaspettato (anche degli amici delle figlie) verso la sua vita da manager, e l’aumento costante del numero dei follower fino al @Silviaberri di oggi, profilo con cui diventa un vero e proprio punto di riferimento, in cui l’etica viene sempre prima dell’estetica, tra svolgimento di lavori solo ben regolamentati, lo studio costante delle regolamentazioni riservate agli influencer e l’attenzione riservata a brand e prodotti artigianali italiani. Ruolo che si è ampliato anche nell’ambito sociale e istituzionale, anche grazie alla collaborazione con la Polizia di Stato, che l’ha onorata del titolo di “poliziotto ad honorem” per la diffusione dei valori di legalità e solidarietà.
E ancora la nascita di “Silvia Incontra”, format itinerante che permette alla community di incontrarla dal vivo e conoscere le aziende del Made in Italy con cui collabora, nato nel primo anno di pandemia per riprendere il contatto fisico con la sua community, di cui sentiva la mancanza, e il capitolo dedicato al fratello Alberto, avvocato del lavoro, etico e meticoloso, venuto a mancare nel 2024 e che “non era solo uno zio: era un esempio, un compagno di giochi, un maestro silenzioso. Loro lo guardavano come si guarda un eroe. Lo ascoltavano ammirate perché ogni volta dalle sue parole c’era sempre tanto da imparare. Raccontava i fatti in una maniera così avvincente che tutte e tre saremmo volute essere l’avvocato di quelle cause disperate. Ogni volta, lui cercava di incarnare le ingiustizie inferte ai suoi clienti e le rimetteva in scena come un vero attore. Ogni volta ci sembrava di rivivere i rapimenti dei lavoratori presi in ostaggio affinché le aziende pagassero i riscatti o le vite difficili di donne madri e operaie. Mettersi al servizio significava per lui condividere le sofferenze di chi era stato meno fortunato”.