Auto

Mar 11 …SUL SUPPLEMENTO ECONOMIA DEL CORRIERE…

di Bianca Carretto

È iniziato tutto il 2 luglio 2020, quando Luca de Meo, il ceo del gruppo Renault, ebbe l’intuizione di riscrivere la storia – una bella storia – del suo marchio attraverso una vettura simbolo: la R5. Era un momento di inattività per tutto il mondo a causa del Covid, il manager era fermo poiché, dopo l’uscita dal gruppo Volkswagen dove era a capo della marca Seat, prima di passare alla direzione del costruttore francese, necessitava, obbligatoriamente, di fare una pausa. Il suo ritorno nella sede di Billancourt, dove nel 1992 era iniziata la sua carriera, dopo gli studi all’Università Bocconi di Milano, rappresentavano il suo vero debutto sulla scena internazionale e Renault stava per uscire da un lunghissimo periodo di crisi. Il manager italiano passava il tempo a conoscere la società, visitando le varie sezioni distaccate. Guardando, con attenzione, tra i vari concept, all’interno del Technocentre, vide un esercizio di stile, dipinto in un arancio fluo, che assomigliava  in modo incredibile alla R5, il modello faro degli anni 1970/1980. Da qui la decisione immediata “questo è esattamente quello che devo fare! Cercherò di mettere questo studio di design su una piattaforma 100% elettrica, devo rifare la R5!”. Dopo la presentazione avvenuta allo scorso salone di Ginevra, decine di articoli solo elogiativi sono usciti, mettendo in orbita, come ha detto de Meo “la nostra stella polare”.  Adesso Renault deve occuparsi dell’ introduzione al grande pubblico, la vettura verrà esposta al Centre-Pompidou di Parigi, poi scenderà sulla terra battuta, tra i campioni di tennis, del Roland-Garros, per apparire, nelle esposizioni di tutti i concessionari europei, a partire dal prossimo autunno. Lo scenario globale del settore, è indubbiamente caratterizzato da una volatilità senza precedenti, tutte le case devono affrontare il cambiamento tecnologico, in netto contrasto con il precedente, detenuto dal motore termico. Pare di essere su un ring, dove de Meo deve combattere contro la formula magica basata sull’efficienza che oggi si sovrappone all’innovazione e all’agilità strategica. Le batterie implicano investimenti miliardari per realizzare le gigafactory, rimesse in discussione anche a causa dei prezzi delle materie prime che fluttuano da un giorno all’altro, compreso il litio. Sfide mondiali che interessano molteplici settori, pesano su tutta la catena del valore,  ma certamente non fanno vacillare le certezze del ceo, pur considerando che il motore a combustione – di cui gli europei sono da sempre stati i migliori realizzatori – ha resistito oltre un secolo, ora porta proprio l’Europa a trovarsi  in posizione più fragile. I cinesi controllano il 75% della produzione mondiale di batterie, che arriva sino al 90% quando si parla di raffinazione del litio. Purtroppo  siamo noi continentali a dover fronteggiare gravi squilibri – sia rispetto agli Stati Uniti che incentivano massicciamente la loro industria sia rispetto ai cinesi che la organizzano con piani dettagliati – approvando regolamenti con poca coerenza. È sempre de Meo, come capo dell’Acea, l’associazione dei costruttori auto europei, ad esprimere la convinzione che “l’industria europea potrà esprimere il suo potenziale, solo con una reazione collettiva, quasi da porci in assetto di battaglia”. È necessario creare un ecosistema per la produzione e la distribuzione dell’idrogeno e del software, questi sono solo esempi, le autorità pubbliche hanno il compito di individuare le azioni maggiormente strategiche e prioritarie, la condizione necessaria per far  ripartire l’Europa al livello che si merita. La prima reazione arriva dall’ immagine della R5, conquista con le sue tonalità – giallo, verde e un blu luccicante – che proiettando dettagli retro futuristici, promettono agilità e piacere di guida. L’apertura degli ordini consentirà a de Meo di affinare ancora maggiormente il suo gioiello, in pochi giorni, ha già ricevuto più di 80mila prenotazioni. La R5 sarà completamente francese, verrà costruita nel polo industriale di ElectrCity di Douai, sulla  piattaforma AmpR Small che servirà anche alle altre future elettriche del segmento B del  marchio, iniziando dalla R4, un’altra icona e un Alpine. La produzione, nel 2024, prevede 25mila unità per passare alle circa 100mila  del 2025. Ipotesi che lo stesso de Meo considera timide, visto l’entusiasmo suscitato dall’auto, tutti gli analisti hanno considerato che, con un buon posizionamento di prezzo, la R5 sarà un modello di grande successo, distinguendosi dalla massa. Renault ha necessità di concretizzare grandi volumi proprio per stabilizzare la redditività del sua fabbrica elettrica, in modo che le economie di scala possano essere spalmate su il resto della gamma a zero emissioni. La sfida per il costruttore sarà la capacità di protrarre nel tempo questo momento magico, la piccola cittadina avrà versioni alto di gamma, che, ogni anno, conosceranno un’evoluzione, proprio come accade nell’alta moda. La famiglia continuerà a ingrandirsi, a ritmo sostenuto, negli anni a venire, ma dice un commosso de Meo “conserverò per sempre un sguardo particolare, colmo di emozione, per la Renault 5, il mio primo figlio di questo brand”.

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