La situazione delle fabbriche automobilistiche in Italia è in stato di osservazione ormai da tempo. I dati di produzione lo confermano: se il calo nel 2024 aveva toccato le soglie del 37%, nel primo semestre dell’anno in corso è ancora peggiorato, con il rischio di non arrivare, alla fine del 2025, a un assemblaggio che non supera le 250 mila unità.
Il nostro Paese, dunque, fanalino di coda, con gli stabilimenti in sofferenza, tutti appartenenti a Stellantis, la società nata nel 2021 dalla fusione di Fca e Psa. Antonio Filosa, il ceo di Stellantis, nominato alla fine di maggio, ha visitato tutti i siti, partendo da Modena, la sede storica della Maserati, il marchio del lusso simbolo dell’artigianalità italiana, da cui è uscito, sino a fine luglio, solo un pugno di 140 unità.
Il sito campano di Pomigliano gestisce il 60% della produzione nazionale, pur essendo ormai ridimensionato, dopo la demolizione di due capannoni. L’attività lavorativa non è praticamente ripartita dopo il periodo di ferie di agosto, anzi le linee saranno ferme anche oggi, l’11 e il 12 di settembre. Una sospensione che coinvolge la costruzione della Panda, della Tonale e di tutte le aree collegate. Inoltre per effettuare la manutenzione l’impianto sarà chiuso anche il giorno 13. Pomigliano ha registrato, nel primo semestre 2025, una produzione di neppure 79 mila vetture, di cui circa 68 mila sono state Fiat Panda. L’Alfa Romeo Tonale, l’altra vettura in carico, si è bloccata a poco più di dieci mila pezzi, totalmente ferma la Dogde Hornet.
A Termoli,sito specializzato nell’assemblaggio dei motori, un piano vede il contratto di solidarietà, partito il primo settembre, prolungato sino al 31 agosto 2026.
Anche Melfi pare addormentata, con 25 giorni di fermo collettivo, gestiti sempre dal contratto di solidarietà: ormai i dipendenti sono meno di 4.800 e, entro il 26 giugno 2026, ne verranno eliminati altri 500.
Si attende il posizionamento di una nuova piattaforma, la Bev Stla Medium, che dovrebbe essere la base della Jeep Compass Elettrica e ibrida.
Anche a Cassino si piange, gli occupati sono appena 2.400, sinora si sono registrati cinquanta giorni di fermo di produzione per le Alfa Romeo Giulia e Stelvio, oltre alla Grecale di Maserati, sia in versione benzina che elettrica. I sindacati (Fiom – Cgil- Fim – Cisl), sono attivi, denunciano una strategia di svuotamento delle fabbriche, la richiesta costante da parte di Stellantis degli ammortizzatori sociali, chiedono investimenti sicuri e la formulazione di un reale piano industriale.
Un accordo è stato firmato sino al 31 gennaio prossimo, riguarda ancora i contratti di solidarietà per Mirafiori, Termoli e Pomigliano, la società così potrà accedere alla cassa di integrazione e compensare, in parte, la riduzione dello stipendio dei dipendenti coinvolti.
Mirafiori appare desolata, nel silenzio assoluto, attualmente conta neppure diecimila lavoratori, si aspetta la tanto attesa Fiat 500 ibrida, annunciata già lo scorso anno, per evitarne la chiusura. Si auspica di poter assemblare almeno 200 mila vetture all’anno, la speranza è ormai legata all’adeguamento delle linee e dei componenti per costruire i primi prototipi.
Tutta l’industria europea si trova in mezzo a un guado per affrontare la transizione all’elettrico, servono scelte importanti da parte dei politici che si devono concretizzare anche per quel che riguarda le case della componentistica. Una strategia che dovrà prevedere l’utilizzo di tutti i siti, frenando la riduzione del numero dei dipendenti attraverso gli incentivi all’esodo e bloccando nuove assunzioni.
Deve essere pure arrestato lo spostamento della catena di montaggio verso altri Paesi europei, fronteggiando anche il costo dell’energia che penalizza le imprese e i lavoratori.