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Apr 11 SUONA L’INNO ITALIANO

di Paolo Ciccarone

Le bandiere sventolano sul portone di ingresso della Gestione Sportiva della Ferrari e le campane hanno ripreso a suonare a Maranello. La rossa è tornata a vincere, Charles Leclerc in Australia coglie la seconda vittoria su tre gare e consolida la sua posizione di leader nella classifica iridata, la Ferrari comanda con un vantaggio enorme nella classifica costruttori. La rivoluzione regolamentare della F.1 anno domini 2022 è servita. A riportare al vertice chi mancava da troppo tempo e a riaccendere vecchie passioni fra i meno giovani e gli ultimi arrivati nel tifo F.1. E’ una F.1 dal sapore antico, quello di una macchina e di uomini forgiati dalla passione e dall’amore per la meccanica, una F.1 che riassapora i vecchi entusiasmi di una volta, quello dell’assalto alle biglietterie per avere un tagliando prato, a prezzi esorbitanti visto che si parte almeno da 100 euro a testa (immaginate una famiglia cosa deve spendere per un week end in pista a Imola). Una F.1 che ritrova dopo decenni una protagonista che ha segnato da sempre la sua storia, diventando un pezzo unico dello scenario mondiale. Eppure qualcosa non torna, perché la dirigenza commerciale non si consola col ritrovare queste vecchie passioni, ma punta ben oltre. Con la presentazione del prossimo GP di Las Vegas e con quello di Miami del prossimo 8 maggio, la caccia al nuovo tifoso è alla base di Liberty Media. Non solo, ma a Las Vegas, protagonista una trentina di anni fa di una gara in un parcheggio (vinta da Alboreto, almeno questa consolazione) si punta a qualcosa di inedito. Lo ha detto Greg Maffei, presidente di Liberty Media: “Puntiamo ad attrarre gli adolescenti americani offrendo loro uno spettacolo mai visto, dando loro qualcosa di eccitante e inedito”. Ovvero, Liberty Media spende soldi organizzando la gara e punta al brufoloso medio americano. Quello che fra patatine e hot dog, cheese burger e Coca Cola, di F.1 non ne sa niente, non ne capisce niente  e magari nemmeno gliene frega niente. Giusto, bisogna attrarre nuovi tifosi, allargare la platea. Ma la domanda che uno che organizza gare in Europa, prendiamo Imola o Monza, potrebbe anche essere: signori di Liberty, mi spiegate perché tutti gli anni e per almeno tre o quattro stagioni, vi devo pagare 25 milioni per avere un GP in calendario e poi siete voi che pagate per fare una gara a Las Vegas? Mi spiegate perché per attrarre il brufoloso americano ci mettete dei soldi mentre per il brufoloso europeo i soldi ce li devo mettere io e se non li trovo, mi mollate? Ragioni commerciali, senza dubbio. Ma l’adolescente americano, che sarà attratto dalla F.1, incidentalmente sarà a Las Vegas, fra gioco d’azzardo e donnine facili, dai soldi che scorrono a fiumi facilmente senza fatica e col grande sogno che diventare ricchi è facile. Basta azzeccare la mano di poker o i dadi come si deve. E la F.1 attira questo pubblico. E a Miami, città che in quanto a mare, spiagge e isolette nei dintorni è baciata dalla fortuna, avrà pure una piscina al centro del tracciato. Perché il nuovo tifoso americano vuole la comodità, il sole, il mare, la piscina. La F.1 di contorno. A prezzi scontati per loro, a prezzo pieno per gli altri. Vedi Montecarlo, che vede la gara a rischio perché dai 15 milioni annui si vuole portare l’incasso almeno al doppio…Ovviamente per portare a casa tutti questi soldi su cosa fa leva la F.1? Ma sulla storia. Le vittorie Ferrari, ad esempio o il fascino di Montecarlo, per dirne un’altra. Quindi gli adolescenti made in USA, quelli per cui Liberty spende soldi invece di intascarli (perché poi rientreranno da altre parti nell’indotto) si basa sul passato della F.1, quella che ha creato la storia, il fascino e la passione che ancora oggi anima i tifosi che all’alba si alzano, soffrono o gioiscono e poi espongono la bandiera dal balcone. Qualcosa non torna, ma se va bene a loro e ai nuovi tifosi, gli altri non devono far altro che adeguarsi.

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