Moda

Ott 24 TALENTI, TALENT E SUPERINTELLIGENZE

di Cristiana Schieppati

C’è una parola che ritorna come un mantra, una formula magica che ormai sembra valere più di “couture” o “lusso”: talent. Ma che cosa vuol dire davvero? Talent è una parola inglese che promette tutto e non dice quasi nulla, ma che nel sistema moda e comunicazione è diventata una categoria precisa, quasi antropologica. Sono figure ibride: né solo modelle né solo content creator, né solo registi né solo stylist. Sono persone che incarnano un’idea di stile, di linguaggio, di visione. Non rappresentano un brand: lo interpretano.

Nel linguaggio delle agenzie e dei media, un “talent” è qualcuno che ha un pubblico e un punto di vista, non necessariamente un mestiere.
Può essere un fotografo che comunica come un performer, una designer che parla come una poetessa, un tiktoker che ragiona da giornalista, una bella ragazza che ha milioni di follower. Sono le icone fluide di un presente dove la competenza si confonde con la presenza.

Talent è anche un modo elegante per dire che la fama è diventata un mestiere. Non servono più solo abilità tecniche, serve carisma, storytelling, relatability. Il talento, quello vero è la capacità di abitare il proprio personaggio senza smettere di essere reale. Da non confondere con i “super talent” , le nuove superintelligenze, algoritmi che imparano a comportarsi come noi, e forse presto ci sostituiranno anche nelle sfilate, nei post, nelle scelte.

Ogni volta che parli con qualche PR ti sforna una lista di talent con i quali collabora o che parteciperanno al suo evento, la maggior parte non so chi siano, ma annuisco accompagnando il tutto da un “wow”. Perchè diciamolo a volte tutto questo talento io non lo vedo. Ho sempre pensato che il talento fosse una predisposizione naturale, l’ho capito ad esempio alle elementari quando la mia compagna di banco finiva il compito in classe di matematica in un secondo con una facilità che ti lasciava spiazzato. Chiedo sempre alle persone quale sia il loro talento, se ne hanno uno, perchè penso che sia la parte più facile della nostra quotidianità. Il mio talento, ad esempio è quello di anticipare le cose, di catturare quel dettaglio che fa la differenza e che nessuno ancora ha notato.

Non so forse è stata colpa di mio padre che fin da piccola mi raccontava sempre la Parabola dei talenti riportata nel Vangelo la sapete? Racconta di un padrone che affida ai suoi tre servi delle somme di denaro (“talenti”) prima di partire. Due servi investono e raddoppiano ciò che hanno ricevuto. Il terzo, per paura, nasconde il talento e non lo usa. Al ritorno, il padrone premia i primi due e punisce il terzo per la sua inattività. Il significato è che i “talenti” rappresentano i doni e le capacità che ciascuno riceve nella vita e che dobbiamo usarli e farli fruttare, non tenerli nascosti per paura o pigrizia.

Ad esempio il talento del grande magazzino spagnolo El Corte Inglés è quello di aver preso il nome Emidio Tucci ed averne creato un brand che evoca eleganza e sartorialità Made in Italy, prendendo addirittura quel figo di Jude Law come ambassador.

Quando ero ragazzina se volevi scoprire le novità sui cantanti guardavi MTV che promuoveva i valori e lo stile di vita giovanile: moda, linguaggio, ribellione, autenticità, creatività. Dopo 40 anni MTV chiude: fine di un’epoca, di un immaginario, di una generazione che ha imparato la moda ballando. Un po’ come la ceretta che è stata sostituita dal laser per eliminare la peluria in eccesso, se non fosse che il passato ritorna sempre visto che Skims, il brand di Kim Kardashian, ha inventato le mutande con il pelo, esempio paradossale di talento contemporaneo: non certamente quello del sarto o del designer ma del fiuto mediatico, della capacità di creare desiderio, conversazione e scandalo in un singolo prodotto.

Ma lo sapete che gira voce che il furto al Louvre sia stata tutta una messa in scena per creare attenzione sul museo più famoso al mondo? No io non posso accettarlo, voglio che almeno il talento di questi ladri sia vero e riconosciuto. Vogliamo parlare della loro abilità, pianificazione e velocità? Mi dispiace ma qui c’è veramente un parallelismo straordinario con la moda: visione, audacia, performance scenica (entrano travestiti da operai e scappano in moto), manipolazione dell’immaginario perchè rubare da un museo come il Louvre è quasi un gesto artistico, una trasgressione che richiama la cultura pop, il mito del ladro elegante. Io pensavo che solo Tom Cruise o Occhi di Gatto avrebbero potuto fare questo furto, ma veramente eh!

Il talento oggi è diventato un palcoscenico, si espone e si dichiara, ma ha una caratteristica rara: la modestia. Non quella dell’umiltà di maniera, ma quella del passo indietro, di non credersi indispensabili, di continuare a fare bene anche quando nessuno guarda. Talenti che non si proclamano ma esistono.

Per questo mi piace organizzare i premi, e non lo faccio come ha detto una mia collega “Perchè mi diverto” sia ben chiaro. Io per divertirmi faccio altro, il CHI E’ CHI è il mio lavoro, devo fare business se no non ha senso, non sono mica una benefattrice! Quindi, dicevo, che mi piace incontrare questi mega personaggi in un contesto dove sono protagonisti perchè la maggior parte tira fuori la sua vera anima. Io li guardavo tutti sti CEO che si parlavano uno con l’altro e dicevo: pensa quando potere hanno! Luca de Meo, l’uomo dell’anno, mi ha conquistata con la sua disponibilità e con questa dichiarazione “Mi chiedono tutti come mai sono passato dall’auto alla moda, e io rispondo che per me è una sfida, un modo per mettermi in gioco, per crescere, per imparare cose nuove. Ora sto studiando“. Non la trovate una cosa meravigliosa? Lui incarna quella “umiltà performativa” che oggi affascina la moda e la finanza: parla con misura, cita la responsabilità, l’ascolto, la squadra e poi, con un colpo solo, annuncia la mossa che spiazza tutti, come la vendita della divisione beauty a L’Oreal. Il talento qui è nella modestia che prepara lo shock, nel parlare piano mentre si cambiano le carte in tavola. E poi ho adorato Giuseppe Santoni che presentandosi al nuovo AD di Kering ha detto “Buonasera io sono Santoni, quello delle scarpe”. L’ho trovato meraviglioso.

Chissà quanti caffè consumano questi personaggi, ho pensato mentre assistevo alla presentazione di una nota marca internazionale: nel mondo se ne bevono sessanta milioni di tazze al giorno. E proprio il caffè, simbolo di energia e rinascita, diventa il pretesto per parlare di talento, quello che sa trasformare un’abitudine quotidiana in un gesto creativo. Per il rebranding, l’azienda ha fatto una ricerca sui cambiamenti di costume e della moda, e l’unico designer inserito come riferimento rivoluzionario è stato Alessandro Michele. Tra le donne Lady Gaga, che a Milano ha fatto sold out e la nostra Donatella Versace che è stata celebrata pubblicamente dalla performer per non averla mai abbandonata nel momento del bisogno. Talento è anche questo: esserci, saper ascoltare, dare forza agli altri.

E il talento, si sa, circola. “No dai, Eva, anche tu…” ha commentato con ironia Anoushka Borghesi al post di Eva Desiderio che annunciava l’arrivo imminente di Hedi Slimane da Armani, voce che rimbalza tra gli addetti ai lavori da tempo. Io, da buona curiosa, ho incrociato proprio Anoushka e Alan Prada al Caffè Armani e ho chiesto se fosse vero. La risposta: “Sì, lo stiamo aspettando qui per un caffè”. Una battuta, certo, ma anche il segno di un sistema che ha bisogno di avere sempre notizie nuove, sempre Breaking News.

Forse il talento oggi è proprio questo: saper restare umili in un mondo che si crede già superintelligente. O semplicemente trovare la bellezza in un gesto apparentemente normale.


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