Auto

Dic 16 UNRAE: APPELLO ALL’EUROPA

Nel giorno più atteso dal settore automotive degli ultimi anni, UNRAE ha scelto la Conferenza Stampa di fine anno, ospitata a Villa Blanc a Roma, per lanciare un appello deciso e urgente alla Commissione Europea: serve chiarezza normativa e un cambio di passo concreto per accompagnare la transizione del comparto automotive in un contesto segnato da profonde crisi geopolitiche, macroeconomiche e industriali.

Proprio nelle ore successive all’incontro, Bruxelles è chiamata a presentare il nuovo pacchetto automotive, che include la revisione degli standard sulle emissioni di CO₂ per auto e veicoli commerciali, la strategia europea sulle batterie, il pacchetto Omnibus per la semplificazione normativa e la riduzione degli oneri burocratici, oltre alle nuove proposte per la transizione green delle flotte aziendali.

Tra gli interventi più rilevanti, sui quali UNRAE esprime piena convergenza, emergono alcune direttrici considerate strutturali: un modello regolatorio “a tre corsie”, con politiche differenziate per autovetture, veicoli commerciali leggeri e veicoli pesanti; un approccio più pragmatico ai target di CO₂, che riconosca la complessità della transizione e superi logiche punitive; misure capaci di rendere la mobilità sostenibile accessibile a famiglie e imprese, favorendo veicoli piccoli, efficienti e a prezzi sostenibili; e l’apertura alle cosiddette tecnologie “ponte”, utili a ridurre le emissioni lungo il percorso verso la decarbonizzazione.

«Negli ultimi anni l’Europa ha imposto obiettivi senza investire a sufficienza nei fattori abilitanti», ha dichiarato il Presidente di UNRAE Roberto Pietrantonio. «Le lacune normative e la scarsa capacità di ascolto verso le Case costruttrici hanno collocato imprese e consumatori di fronte a target forse troppo ambiziosi e non supportati da adeguate condizioni. La transizione non è stata accompagnata da una vera politica industriale europea: questo è il nodo critico dei target 2035».

Pur ribadendo che la decarbonizzazione resta un obiettivo imprescindibile, Pietrantonio sottolinea la necessità di un dialogo più profondo, basato sui dati e sulla consapevolezza che molti fattori abilitanti – infrastrutture, costi dell’energia, fiscalità – sono fuori dal controllo dei costruttori. «Oggi si intravede un cambio di passo: una Commissione più attenta all’evidenza e una maggiore volontà di ascolto. Transizione ecologica e competitività industriale possono procedere insieme, ma serve anche una nuova narrativa, capace di superare contrapposizioni ideologiche tra tecnologie».

Netta, invece, la contrarietà di UNRAE all’ipotesi di introdurre un target obbligatorio del 70% di contenuto “Made in Europe” per incentivare la domanda. Una misura giudicata protezionistica e potenzialmente dannosa. «La competitività non si costruisce alzando muri, ma rafforzando ponti», ha affermato Pietrantonio. «Un obbligo di questo tipo rischia di penalizzare i consumatori, indebolire le imprese e rallentare la transizione, con effetti immediati sui prezzi e sull’accessibilità alla mobilità sostenibile». Secondo UNRAE, la strada corretta resta quella di un vero piano industriale europeo, fondato su investimenti strutturali e politiche capaci di incentivare la produzione sostenibile senza penalizzare né chi produce né chi acquista.

Al centro delle proposte dell’Associazione c’è anche la riforma della fiscalità delle auto aziendali, definita «il più grande moltiplicatore di crescita». Un allineamento alle best practices europee in chiave green favorirebbe l’acquisto di veicoli aziendali a basse emissioni, accelerando il rinnovo del parco circolante e generando benefici diffusi in termini ambientali, di sicurezza stradale e di gettito fiscale.

I numeri rafforzano questa tesi. Nel biennio 2024–2025 il Governo ha stanziato oltre 923 milioni di euro per incentivare l’acquisto di auto a zero o bassissime emissioni, contribuendo all’immatricolazione di oltre 90.000 vetture nella fascia 0–60 g/km. Secondo le analisi UNRAE, con un impegno di soli 85 milioni di euro – attraverso limitati aggiustamenti fiscali sulla deducibilità delle auto aziendali – sarebbe possibile incentivare oltre 100.000 vetture green, con una spesa pubblica inferiore e benefici più ampi e duraturi.

Uno scenario che si inserisce in un contesto macroeconomico complesso. Per il 2025, la crescita del Pil dell’Area Euro è stimata all’1,2%, mentre l’Italia resta su livelli più contenuti (+0,5%), con una lieve ripresa nel 2026 (+0,7%). Nel mercato auto europeo il segno positivo dovrebbe confermarsi anche nel 2025, mentre in Italia le immatricolazioni restano lontane dai livelli pre-pandemia: 1,52–1,525 milioni di unità nel 2025, circa 400mila in meno rispetto al 2019. Un lieve recupero è atteso solo nel 2026.

Il ritardo italiano emerge con forza anche sul fronte della mobilità elettrica. Come sottolineato dal Direttore Generale UNRAE Andrea Cardinali, il Paese è indietro rispetto ai principali mercati europei per diffusione di veicoli ricaricabili, penetrazione delle auto aziendali, sviluppo delle infrastrutture e costi di ricarica. Le auto aziendali rappresentano solo il 46,8% del mercato, contro il 66,3% della Germania, mentre la quota di vetture ricaricabili (BEV+PHEV) si ferma all’11,3%, ben al di sotto degli altri Major Market. Anche sul fronte infrastrutturale, nonostante una crescita sostenuta, l’Italia resta al 16° posto in Europa per punti di ricarica.

In questo scenario, UNRAE ribadisce la necessità di interventi strategici e mirati, capaci di trasformare la transizione ecologica in un’opportunità di rilancio industriale e competitivo. «Sulla fiscalità – conclude Pietrantonio – si sta consolidando un fronte comune. È la leva prioritaria per ottenere risultati concreti e misurabili, all’interno di un vero dialogo con le Istituzioni e in sedi capaci di assumere decisioni».

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