Moda

Gen 07 CIAO PIERRE

di Luciana Boccardi

Se n’è andato a Neuilly,   a pochi chilometri da Parigi, nell’American Hospital dove era stato ricoverato non importa per quale malanno, Covid o altro:  diciamo per i suoi  98 anni ( che ovviamente di malanni ne comportano  molti…. ).   Forse è la cosa che gli è dispiaciuta di più:  non aver chiuso gli occhi nella sua Parigi. E lo dico  perché di questo parlammo insieme  in un giorno lontano , quando tra le frasi che si bittano là quando ci si è appena conosciuti,  c’è stata  una sua immagine di Parigi incantata, ammirata, amata:  “più che francese (o italiano come sono –  ero  –   per nascita) –   mi aveva detto quasi confidandosi  –  io mi sento parigino. E’ qui che , quando avverrà , vorrò chiudere gli occhi.”

Inutile tracciare a storia dell’italianità di Cardin  (nato nel Veneto a Sant’Andrea di Barbarana 98 anni fa), perché è la cosa che di lui viene indicata  immancabilmente come punto di partenza di un’avventura umana  che ormai appartiene alla storia non solo della moda ma dell’arte occidentale di questo nostro tempo.

“A darmi una mano è stato senza dubbio il mio cognome che in Italia si legge Cardin con la i  bene individuata , ma in Francia si legge immediatamente con la desinenza pronunciata “en”  e quindi  nessun problema  che potesse infastidire o  intenerire  eventuali interlocutori sensibili alle “origini”.”

Eravamo alla fine degli anni Sessanta:  lui, Pierre Cardin  quarantaseienne,  già  famoso  come creatore di una moda dirompente, rivoluzionaria, bellissima e “democratica”, autore di quell’abito a bolle , il “Bouble-Dress” definito  la grande invenzione  e  lanciato in tutto il mondo;   io alle prime armi come giornalista di moda,  per il giornale con il  quale collaboro ancora oggi,  Il Gazzettino , per  il quale avevo  iniziato le mie relazioni di moda da qualche anno.   L’occasione di quell’incontro ravvicinato  fu –  nel la primavera del 1970 –  l’invito per  una sfilata di moda dello stilista che sarebbe stata presentata nel nuovo Espace Cardin, un “teatro” che Cardin aveva voluto realizzare per farne uno spazio non solo teatrale ma per concerti, eventi, conferenze, mostre, sfilate, in Avenue Gabriel, numero 1, sempre nel quartiere  che dai Giardini dell’Eliseo conduce in Faubouirg  St. Honorè    (dove Cardin  possedeva già  proprietà immobili e negozi  per un’area che superava  quella dell’Eliseo). 

Mi aveva  incuriosito il posto “quasi d’onore”  al quale non ero abituata lavorando per un giornale considerato “regionale” e quindi secondario ai nazionali e internazionali che presenziavano come testate per la moda nei diversi paesi.   Prima fila, centrale: perché?  Fu nel corso della colazione piacevole e riservata  a poche persone che ebbi  modo di conoscerlo in voce, di scambiare qualche parola, non ultima la mia sorpresa per il suo  trattamento privilegiato.  “Il me fait plaisir, mais….attenta!!!!”  –  mi disse con una voce quasi soffiata,  leggera,  sproporzionata  alla sua allure di uomo alto, robusto,  dall’aspetto “forte ”  –  perché nella sua domanda   –  madame….Boccardi?  – c’è anche la risposta alla sua meraviglia:  tipico atteggiamento veneto  che contrasta con l’usuale far finta che tutto sia normale, per diritto divino.  Altri al suo posto non mi avrebbero mai rivelato meraviglia per essere trattati da “ posto d’onore “  (che quasi  ognuno ritiene sempre  di meritare) . Mi piace. Allora le rivelerò che quel posto io l’ho fatto assegnare a un giornale che si pubblica  in Italia, e  nel mio paese d’origine. Un vezzo, com’è un vezzo aver  voluto questo teatro che non corrisponderà mai  in resa finanziaria alla spesa che ha richiesto ma che è un mio divertissement culturale, è il raggiungimento di un obbiettivo che avevo in cuore da sempre: uno spazio solo mio per tutta l’arte del mondo”.  

Non fu l’inizio di un’amicizia perché  avemmo   poche occasioni di incontrarci  personalmente , visto che  lui, prima cacciato dalla Chambre Sindycale che organizzava gli eventi  moda per aver portato la firma di uno dei membri  della Camera nel  mondo plebeo   del  pret-a-porter   nei  grandi magazzini con la cessione della sua collezione ai Magazzini Printemps  di  Parigi , poi rientrato  nell’organizzazione, per poco ,  deciso a non presentare la collezioni nelle formule adottate collettivamente  , era uno dei molti stilisti  che dovevo seguire nei  luoghi deputati  nelle giornate parigine della moda .  E lui di proposito sceglieva data e location diverse  e lontane.  “Io non presento  in quelle manifestazioni “di  gruppo”  –  disse un giorno rispondendo a una mia intervista –  non per alterigia ma   semplicemente perchè non voglio  essere  copiato”.

Ormai  era   non solo uno dei massimi talenti  riconosciuti per la moda  nella quale aveva  portato  il ritmo incalzante della geometria , ma era il Paperon  dei  Paperoni  per  le ricchezze accumulate, era un miliardario  che non ostentava ricchezza, solo progettava reinvestimenti, iniziative, opere da incentivare. La sua stessa vita privata non esibiva grandezze: poca servitù, solo l’indispensabile, talvolta farsi un uovo al tegamino da solo lo appagava.  “Quello che guadagno lo dedico alla possibile  realizzazione  dei miei sogni che sono tra arte, spettacolo e umanità.  Non posseggo  “macchina”, quelle che conferiscono  status, né yacht, né aerei personali :  viaggio in voli di linea .  Non  ho vizi. Conosco quasi tutti i musei  del mondo, amo  l’arte , la musica, la moda.  Dovrò   trovare il tempo per  leggere …”.

Non cordiale ma empatico ,pronto a un sorriso magari tirato ma non  negato, uomo di carattere che ricorda la tenacia che da sempre si configura con un DNA veneto , confermata anche dalla scelta coraggiosa della sua famiglia  che emigrò  dopo la crisi profonda lasciata dalla grande guerra del ’15-’18  in terra  veneta   (è falsa  la assegnazione  – presente in molti scritti sullo stilista,  ma mai da lui pronunciata)  della partenza dall’Italia per  motivi di intolleranza politica perché i  Cardin  lasciarono il paese in anni in  cui il Fascisamo non era ancora arrivato al potere.  Non c’era simpatia per Mussolini in famiglia e Pierre è cresciuto con una educzazine  democratica confermata dal clima respirato da ragazzino in Francia.  “Mi hanno punito perché   sono un socialista della moda” – ebbe a dire ,  riferendosi   alla furiosa accoglienza riservata dai Francesi alla sua decisione di portare la sua moda nei grandi magazzini a disposizione anche del ”popolo”.  “Perché un vestito  importante dovrebbe essere  indossato solo da una signora agiata?  La bellezza  è a disposizione di tutti”.

L’ho rivisto a Firenze,    anni fa,  in occasone della consegna del  Premio assegnatogli   da Pitti, uno dei miiliardi di premi che però  Cardin accettava sempre con quella semplicità , quell’umiltà intelligente che  è solo dei  grandi che non hanno bisogno di conferme per qualcosa che sono consapevoli di possedere.  L’ho visto solo di sfuggita accompagnato dal nipote Rodrigo Basilicati  ( che ebbi occasione di conoscere come amico di mio figlio vari anni fa): un giovane  attento, bravissimo pianista che ha lasciato  l’arte per seguire da vicino questo  zio  famoso, difficile e amatissimo.

Le donne?  Dopo la delusione per la morte di Andrtè Oliver (che gli fu  socio, compagno, amico, cosigliere  … e di più…) fin dall’inizio della sua fortuna, Pierre Cardin, l’uomo che piaceva   tanto alle donne   (modestamente persino a me!”)  ma che  in un primo tempo  alle donne riservava solo  l’attenzione  per  il guiardaroba,  scoprì  il fascino femminile  e si innamorò – ricambiatissimo – di un ‘attrice famosa, Jeanne Moreau,   donna bellissima,   con la quale condivise  cinque anni  di vita insieme,   conservando  anche dopo  l’addio   amoroso  un’amicizia che durò fino alla fine della vita di Jeanne.  Non solo creatore di moda,   (venne ricordato anche come l’autore del  famoso abito nero dei Beatles  a collo -guru), fu  imprenditore, inventò   marchi per  mobili, oggetti d’arredo, bianheria,  alimenti speciali,  dolci, profumi.  Divenne famoso anche  per la  sua  villa “a bolle” sulla Costa Azzurra, non lontana da quel castello appartenuto al Marchese de Sade che Cardin acquistò per  farne  un itinerario culturale nella letteratura del mistero custodita da quelle mura, uno spazio da destinare a eventi speciali, incontri, conferenze.  Sarà ricordato anche per  i ristoranti , primo fra tutti   “Chez Maxim’s”   in rue de Rivoli, il cui nome  volò ben presto da Parigi  a Pechino, a Shanghai,  accompagnandosi   anche ai fasti suggeriti dalle sfilate spettacolari organizzate per la prima volta sulla Muraglia cinese, o   nella Piazza Rossa di Mosca .  Con  Cardin   il mondo perde un artista a tutto tondo, un artista anche della propria vita. L’inventore di una moda che per la prima volta  portava la geometria ln passerella,  tagli, vuoti sapienti, asimmetrie,  il gioco delle bolle . Si dice  –  ma lui non lo confermò mai direttamente  –  che l’acquisto di Chez  Maxim’s   sia stato deciso da  Cardin  dopo che era stato invitato a lasciare  il locale perché sprovvisto di cravatta e giacca. “E io ti compero!”  avrebbe detto guardando l’insegna  a caratteri  Belle Epoque  che domina rue de Rivoli. .  Un  po’ quello che sarebbe accaduto a Mariuccia Mandelli (Krizia) quando subì  un affronto in un hotel di Barbuda  (isola dei Caraibi) e infuriata disse:  “ Domani ti compero”.    E cos’ fu. 

  Grattacieli, palazzi, montagne,  laghi,  non ha comprato il mare ma se fosse vissuto ancora, …forse… avrebbe potuto comprare la laguna di Venezia e magari …  con quel piglio imprenditoriale da grande  pioniere d’antan.  sistemarcela   a dovere. 

Ciao vecchio Pierre,  uomo bellissimo e fascinoso , ricco per il piacere di poter  creare,   fare,   mai solo per possedere o per l’aborrito gioco del potere. Io, Pierre, ti  ricordo così.

3 risposte a “CIAO PIERRE”

  1. Luisa Espanet ha detto:

    Complimenti Luciana, bellissimo ritratto, senza retorica, smancerie e luoghi comuni, immancabili nei coccodrilli.

  2. Emanuela Pirré ha detto:

    Che ricordo meraviglioso!
    Grazie per averlo condiviso.
    Con stima,
    Emanuela

  3. Feliciana Di Spirito ha detto:

    Grazie, cara Luciana, per questo fantastico ritratto di Pierre Cardin, restituendoci, cosi’, il suo animo di spirito felice.😀

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