Moda

Nov 25 GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: L’EDITORIALE DI NATALIA ASPESI

In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne riportiamo l’editoriale di Natalia Aspesi pubblicato nell’ultima edizione del Chi è Chi del giornalismo e della moda.

EMPOWERMENT: IL POTERE NON HA SESSO

Dall’America ci impongono una parola, empowerment, per felicitarci delle donne che in realtà da più di un secolo anche in Italia escono dalle cucine e dai letti e diventano primi ministri, ministri, generali d’armata, scienziati,  la prima astronauta, la prima alla guida dei servizi segreti, la prima direttrice di un grande quotidiano, la prima responsabile della Borsa di Parigi, la prima, la prima…

Quando si smetterà di scrivere ‘la prima’, avremo raggiunto la parità di genere? Non ne sono sicura, succederà solo quando facendo il capitano di un sommergibile o l’operaia, la casalinga o l’amministratore delegato non saremo più le sole, quasi le sole, ad avere le responsabilità familiari, la cura dei figli, e uomini che in amore continueranno a sentirsi padroni. Non basta ciò di cui ci si vanta oggi, sono non binaria, fluida, no-sex o altro, bisognerà riuscire a vivere le nostre scelte serenamente, senza doverne fare manifesti politici. Tutte le porte si apriranno alle nostre aspirazioni e speranze quando ci imporremo più studio, più fatica, più impegno, tenendo conto delle nostre capacità; quando smetteremo di lamentarci, di fare le vittime dell’uomo cattivo, del patriarcato cattivo, del destino cattivo. 

Poi bisognerà capire se questo empowerment aiuterà le altre donne o sarà, come mi pare più probabile, una conquista individuale: perché alla fine il potere non ha sesso, non è né uomo, né donna né altro: è potere.

Una risposta a “GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE: L’EDITORIALE DI NATALIA ASPESI”

  1. luciana crovato boccardi ha detto:

    Condivido quasi tutte le considerazioni prese in esame in questo scritto di Natalia Aspesi. Daparte mia non mi stancherò mai di ribadire che la strategia individuata dal “femminismo” della seconda metà del Novecento porta solo fuori srada le donne , privo di una strategia intelligente che le aiuti a conoscersi e giudicarsi; che non si limiti a etichettare gli uomini di crudeltà e criminalità . Le pene leggere che vengono decretate non li aiutano a crescere, a guarire da una fragilità che li sta annientando e che alcuni pensano di cancelllare con lanci di pietre contro una donna temuta o con un colpo di fucile definitivo che comincia ad apparire frequente nelle nostre cronachei di femminicidi. A fianco di aiuti psicologici e di educazione ma soprattutto concreti e tangibili per le donne è necessario prevedere aiuti altrettanto indilazonabili che aiutino gli uomini a crescere , a “rinforzarsi”, a conoscersi, ad accettarsi. Le cose, dal Sessantotto in poi, per il fronte femminile sono andate semrpe peggiorando, invocando alibi fasulli come i signficati fuorvianti assegnati a concetti di “libertà” o “emancipazione” spalmati su false verità che vorrebbero delle donne “kamikaze” come olocausto da offire a una anelata “lconquista di ibertà”, alibi affidati a giochini , deprivati di ogni critica severa e di ogni forza necessaria. C’è bisogno di serietà che non si trova nei cambi i desinenza di parole ormai divenute termini storici per un linguaggio. C’è bisogno anche di autocitica senza che alcuno si offenda: in una tenzone si è sempre in due ed entrambi per cercare di spuntarla devono pesare bene le armi, in questo caso le strategie di vita, di comunità, il senso più profondo del rispetto da esigere dalla nostra cultura di vita, anche dalla Chiesa dove la donna è ancoa un'”ancella del signore” che non può aspirare ai “piani alti”, e nei comandamenti figura con l’esortazione – rivolta dalle “tavole” ovviamente solo ai maschi – di “non desiderare la donna d’altri”. Deve cambiare la cultura dei generi, bisogna avere coraggio e non trincerarsi dietro sflate di scarpette rosse, muri di bamnbole, panchine colorate, giornte della donna (come ci sono le giornate del carciofo, delle azalee o del radicchio rosso). Non si fermano così gli energumeni del paleolitico, gli uomini fragili che non sanno perdere nè usare le parole. Basta con il conformismo sessantottino, roba di un secolo fa… E’ tempo di serietà e di coraggio.
    Luciana Boccardi

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