Moda

Giu 06 L’INSOSTENIBILE IRRICONOSCENZA DELLA MODA

di Cristiana Schieppati

Tra i tanti trend di stagione, quello che nel settore non passa mai è la malsana regola non scritta che vige nel mondo della moda. L’ingratitudine dilagante colpisce ogni settore e, forse, varrebbe la pena soffermarsi su questo. La direttrice di un settimanale che da poco ha chiuso i battenti mi raccontava di come i vari uffici stampa si sono premurati di chiamarla per dirle “ma come il giornale era così bello, facevamo tante cose insieme” e la sua risposta è stata ” quando vi vendevano le pagine pubblicitarie però dicevate che il cliente non aveva budget, salvo poi pretendere gratuitamente spazi senza nemmeno dire grazie”.

A lungo andare questo sistema ( scrivi che poi se il cliente vede vedrai che investe) ha creato contenitori di notizie, i giornali insomma, che stanno man mano perdendo pagine, redazione, vita… ma hanno sicuramente delle bellissime copertine eh! Dall’altra parte i direttori comunicazione e i pr lamentano che i giornalisti hanno troppe pretese e che spesso li trattano con maleducazione, mentre i digital creator non muovono un dito per fare click se non a pagamento. Per accontentare il cliente che ricatta costantemente agenzie e impiegati chiedendo visibilità ci si trova ad aver creato un sistema convulso dove c’è chi ottiene tutto (budget, omaggi e viaggi intorno al mondo) e chi si accontenta di ricevere il comunicato stampa che, a concessione, è davvero tanta roba. Il grazie è raramente contemplato, il dovere sempre. Lo sanno bene anche i direttori creativi che perdono le poltrone, chi si rimette in gioco, chi sparisce e resta dietro le quinte perchè “il potere logora chi non ce l’ha” diceva un vecchio politico.

Chi scrive, ahimè, ha avuto la malcapitata idea di inventarsi 23 anni fa (oltre ad un sito web e ad una newsletter) un premio per riconoscere il valore e l’importanza di chi lavora in questo settore. CHI E’ CHI insomma. Ad oggi c’è chi mi tratta come una segretaria ( senza nulla togliere alla categoria…), c’è chi è sparito completamente dopo aver ricevuto il premio , c’è chi mi chiama solo per sapere chi sono i vincitori, c’è chi ti saluta solo se ti trova davanti, c’è chi ti copia immediatamente l’idea. Poi ci sono le diverse categorie con cui mi trovo quotidianamente a confrontarmi: quelli che vogliono il premio, quelli che non lo vogliono, quelli che lo vogliono ma non ne parlano per non dare visibilità a chi nel caso lo vincesse al posto suo. Ci sono anche quelli che non dicono di averlo preso, che mi chiedo cosa l’hai ritirato a fare.

Non passa giorno in cui non ci sia qualcuno a dirmi: “Quando mi premi?”, “Quando mi metti in giuria?” . Una collega che stimo moltissimo e che da quando ho iniziato a lavorare ho sempre ammirato per la sua professionalità mi incontra e mi dice ” Schieppati tu non mi consideri abbastanza, quando mi premi?” ed io dentro di me mi sono chiesta quante volte fosse uscito un articolo sul premio in questi anni. Risposta: mai (… che poi i giornalisti nemmeno li premiamo).

Chi inizia a lavorare nella moda si sente giustificato ad essere altezzoso, perchè esserlo per molti significa essere figo. Butti lì che sei amico di questo e quello, che frequenti la community giusta. Per fortuna, (lo grido) PER FORTUNA , esiste una grande quantità di persone che hanno un cuore grande, che sono grandi lavoratori, che sanno cosa vuol dire farsi venire delle idee, doverle mettere in pratica e mantenere una professionalità sempre al passo con i tempi. Sono loro che fanno la differenza, sono quelli che lavorano con il cuore e non solo per interesse. La moda è inclusiva solo per qualcuno, agli altri resta la fatica, nutrita da forti dosi di narcisismo e protagonismo. L’ingratitudine è sempre una forma di debolezza, diceva il buon Goethe, ma non ho mai visto che uomini eccellenti fossero ingrati. E voi a che categoria appartenete?

3 risposte a “L’INSOSTENIBILE IRRICONOSCENZA DELLA MODA”

  1. enrico maria albamonte ha detto:

    è verissimo, i pierre poi (non tutti x fortuna, ci sono anche gli esseri umani…) ti voltano le spalle ogni chiaro di luna….purtroppo la moda é altamente ingrata….ormai facciamo questo lavoro solo per passione mentre schiere di fancazzisti digitali e mercenari (praticamente quasi escort) guadagnano cifre da capogiro e l’intelligenza artificiale sta soppiantando i giornalisti e anche gli uffici stampa (in America é già un dato di fatto…) non c’é affatto da stare allegri……é vero anche che i giornali dovrebbero piantarla con questo sistema della questua… a volte auando certi brand vedono che scrivi di loro in modo positivo senza piaggeria sono i primi a voler investire, a me capitò….chiedere semrpe budget anche da parte dei giornali é sbagliato, solo i brand del lusso veri possono investire ( e a volte, spesso forse non lo fanno perché pensano di essere invincibili), i medio piccoli stanno tutti kiudendo oppure cercando di riprendersi a fatica…..é vero anche che molto spesso i giovani si dedicano solo a questi mestieri finti di fuffa digitale e le aziende del lusso si lamentano che in Italia i giovani non vogliono più fare gli artigiani…é colpa dei social media se tutto va …a rotoli…..i brand pagano solo la ferragna e i suoi compari che producono il NULLA….le competenze e il talento non sono più richiesti…..é così…gli stilisti vengono reclutati solo in base al numero di followers…parliamo anche di questo.

  2. Emanuela Pirré ha detto:

    A quale categoria appartengo?
    Agli sgobboni che faticano SEMPRE e che a volte non ricevono nemmeno un grazie, che non chiedono niente e sono felici se ricevono il cs, che non pretendono regali ma che amerebbero quel GRAZIE per sentirsi considerati umanamente e professionalmente.
    Insomma appartengo alla categoria di coloro che, in ambito moda (e non solo), non diventeranno mai né famosi né ricchi.

  3. Andreina Longhi ha detto:

    Vorrei spezzare una lancia a nome delle agenzie. Non e’ facile neppure per noi, con clienti che si fanno abbindolare da agenzie (???) giovani e totalmente digitali, con i nostri amati team che diventano obsoleti in quanto solo print, con i budget che sono sempre più ridotti e divisi tra opzioni diverse. Con clienti che non investono e pretendono. Con colleghi molto più aggressivi di noi nel new business. Dovremmo essere più uniti, trovare insieme un modo per affrontare questa nuova realtà, che non cambierà, anzi. Parliamone, noi ci siamo.

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