Auto

Apr 19 L’ISOLA DELLE AUTO ABBANDONATE

di Carlo Sidoli

Nauru è un’isoletta dell’oceano Pacifico a metà strada tra l’Australia e le Hawaii, grande come un piccolo comune italiano (21 chilometri quadrati), abitata da circa diecimila persone. Di forma semicircolare, ha una sola strada di 36 chilometri che corre lungo la costa dove il limite di velocità è di 40 km/h; In bicicletta la si percorre tutta in meno di due ore. Allora che ci fanno a Nauru una Lamborghini gialla in dotazione alla polizia locale e decine, se non centinaia di lussuose auto americane degli anni ottanta e novanta? Non ci fanno nulla, perché stanno ferme, abbandonate e arrugginite, ai margini delle strade (della strada), tra i rifiuti, con le gomme afflosciate e i vetri rotti; perché a Nauru non c’è uno sfasciacarrozze e tanto meno un restauratore. Sono le testimonianze di tempi migliori, di quando gli isolani vivevano nell’abbondanza e il loro passatempo era fare più e più volte il giro dell’isola in auto, fermandosi a gozzovigliare tra bar e ristoranti e assumendo tutte quelle cattive abitudini che (quelle sì) perdurano fino ai nostri giorni. Gli abitanti di Nauru soffrono di obesità (70%), tabagismo (50%), diabete (40%), alcolismo e hanno un’aspettativa di vita di 50 anni. Per dirne una, la Lamborghini gialla non è mai stata utilizzata dal capo della polizia che l’aveva ordinata perché, a causa di certe sue dimensioni corporee, non è mai riuscito a salire a bordo. Nauru è il paradigma dell’incoscienza amministrativa di uno Stato, che è la repubblica più piccola del mondo, il quale ottenne l’indipendenza dalla corona britannica nel 1968 e che improvvisamente divenne ricchissimo grazie all’esportazione dei fosfati di cui c’è grande abbondanza nel terreno: il mondo ne ha bisogno come fertilizzanti. Viene in mente la parabola evangelica del “Figliol Prodigo” (oggi detta del “Padre Misericordioso”) in cui l’improvvisa ricchezza dà alla testa e porta allo spreco e alla rovina. Solo che qui, di padri misericordiosi non ce ne sono e i prodighi non hanno nemmeno la forza di tornare sui loro passi. A Nauru non si pagavano le tasse e la popolazione non lavorava perché l’estrazione dei fosfati era data in concessione a società straniere; la scuola, l’assistenza sanitaria, i trasporti, eccetera erano gratis. Negli anni ottanta il reddito pro capite era il primo al mondo (tre volte quello degli Stati Uniti) e sfiorava il mezzo milione di dollari. Gli isolani prendevano l’aereo della Compagnia Nazionale per andare in Australia o in Giappone a fare la spesa. Come i soldi del Figliol Prodigo, i fosfati si sono esauriti e la parabola, da evangelica si è trasformata in economica con un crollo verticale delle entrate e con tentativi sconsiderati di recuperare in fretta: Nauru ha tentato di diventare un “paradiso fiscale” e di mercanteggiare il proprio appoggio in sede diplomatica ottenendo sovvenzioni “una tantum” dalla Cina e dalla Russia. Così l’isola che fu definita dagli scopritori (1798) l’”Isola Piacevole” oggi è all’80% l’arido deserto di una miniera a cielo aperto, con il 40% delle risorse marine compromesse dallo scarico dei detriti. Mancano gli alberi, l’acqua potabile scarseggia, il clima è mutato e compromesso, l’innalzamento del livello dell’oceano ne minaccia l’esistenza (la massima altura, al centro dell’isola, è di 60 metri s.l.m.). Il 90% della popolazione è disoccupato, il reddito pro capite è tra i cinque più bassi del mondo, il turismo è ridotto a meno di 200 persone l’anno che vanno ad alloggiare in due alberghi-locande. Imparare a pescare e gestire al meglio le rimanenti risorse minerarie può essere l’unica via per la sopravvivenza; per intanto provvede l’Australia a patto di un compromesso vergognoso. In cambio di denaro, l’isola è divenuta dal 2001 al 2007 un autentico campo di detenzione, una sorta di colonia penale dove erano stipati gli emigranti clandestini che cercavano di raggiungere l’Australia, con tanto di reti e filo spinato; la chiamavano “Pacific Solution”. Oggi, meno drammaticamente, è solo un “Centro di Smistamento”, una destinazione provvisoria in attesa di collocamenti diversi. Nauru: paradigma del futuro del pianeta.

3 risposte a “L’ISOLA DELLE AUTO ABBANDONATE”

  1. Enrico De Vita ha detto:

    Tragica sconfitta per l’isola di Nauru. Significativa lezione per l’umanità.
    Grazie, Carlo, per le “parabole” che ci porgi con tanta eleganza.

  2. Laura Tagliaferri ha detto:

    Carlo, è proprio piacevole leggere i tuoi scritti … con la leggerezza della tua freseologia, ricca di aneddoti, notizie rare e citazioni di cultura infinita e varia. Direi che sono stata e sono abituata alle stesse emozioni da ormai tanti anni … eppure sono sempre nuove ! Grazie ! …alla prossima!

  3. Carlo Sidoli ha detto:

    Ciao Enrico, grazie. Pensa che, come investimento, hanno deciso di mettere in scena una commedia musicale su Leonardo da Vinci che si è rivelata fallimentare quando hanno cercato di rappresentarla a Londra. Buontemponi.

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