Moda

Nov 05 QUANDO GLI DEI SCENDONO DALL’OLIMPO PER LA MODA

di Anna Franco

Alessandro Michele, nella sua recente Love Parade a Los Angeles, ha fatto sfilare personaggi dell’Olimpo hollywoodiano e dell’immaginario americano. Mischiati ai modelli, come se nulla fosse, sono usciti dal Chinese Theatre attori come Jared Leto, aficionado della griffe già da parecchio, un redivivo Macaulay Culkin, Jodie Turner-Smith e, poi, i musicisti Steve Lacy e Grace Johnson o, ancora, l’anima del movimento Black Lives Matter Janaya Khan e la scrittrice Miranda July

Poi, certo, c’era il solito codazzo di celebrity ad applaudire in prima fila sull’Hollywood boulevard, ma quella è storia nota e che si ripete da decenni e più a ogni show di qualsiasi maison. 

Amber Valletta, una delle mitologiche top degli anni Novanta, è la nuova indiscussa protagonista dell’ultima campagna Mugler. Chiamata, presumibilmente, dal direttore creativo della casa, Casey Cadwallader: un quarantenne che era, quindi, un ragazzino quando l’attuale nuova musa della griffe furoreggiava in pedana. 

Olivier Rousteing, per festeggiare il suo primo decennio alla guida di Balmain, ha radunato in passerella tutte le top model degli anni Novanta. Non mancava, ovviamente, Naomi Campbell, che a 51 anni è ancora e sempre la regina dei fashion show, tanto che nelle ultime settimane della moda ha onorato della sua presenza ed esperienza tutte le più importanti passerelle.

Durante gli stessi giorni si sono viste una serie di “figlie di” capeggiate da Deva Cassel, piccola Monica Bellucci, e da Lourdes Maria Ciccone Leon, pargola di Madonna. 

A Parigi, poi, si è molto parlato dello show nello show di Balanciaga, dove l’entrata allo spettacolo era parte dello manifestazione stessa e vedeva mettersi in posa su uno dei simboli più elitari che esistano, il red carpet, modelli, addetti ai lavori e vip, tutti uniti da un photocall da star system.

Sarà mica l’effetto nostalgia per quando la moda era un sogno lontano nel tempo e nello spazio e sembrava viaggiare parallela alla vita comune solo per mostrarsi inafferrabile e lontana dal quotidiano? 

Proprio Alessandro Michele, che da Gucci aveva optato spesso per mannequin insoliti, dal fascino particolare e liquidati come brutti dalla vulgata comune, ha rispolverato un immaginario di piume e lustrini in onore di un cinema sinonimo di fabbrica di emozioni lontane. 

Ultimamente, da quando, cioè, rimettere piede su un aereo non è più solo una speranza e gli show sono ritornati in presenza, i grandi sermoni pandemici sulla necessità di produrre meno ed evitare le trasmigrazioni stagionali del popolo fashion a favore di cruise e succulenti eventi speciali hanno mostrato la loro reale mancanza di intenti. Chi non si è lanciato in tre giorni di gite a cinque stelle per precollezioni e simili si è comunque dato il suo da fare per costruire eventi fantasmagorici, creando piccole migrazioni cittadine da un estremo all’altro della città in van dai vetri oscurati. 

Forse, nel bel mezzo della celebrazione della persona e della bellezza comune, del low profile, dell’aprirsi a tutti, all’inclusività, alla diversità e al body positivity, la moda ha mostrato il fianco, ha avuto timore di venire troppo inglobata nella società pulsante, di perdere quei lustrini che sbaragliavano sguardi e cuori. E ha avuto bisogno di rifarsi il trucco con un po’ di effetti di scena. I soliti e già noti, probabilmente: un manipolo di divine e divini che contribuiscano a far vivere e far ammirare un mondo apparentemente irraggiungibile per (ri)costruire quel miraggio aspirazionale. Che, tradotto in soldoni, è auspicabilmente vendibile. E durante una crisi anche comprensibile. 

Una risposta a “QUANDO GLI DEI SCENDONO DALL’OLIMPO PER LA MODA”

  1. Francesca Tongiorgi ha detto:

    Mi è piaciuta molto l’analisi di questi eventi che anche a mio avviso disconoscono quasi in pieno i buoni propositi post pandemici.
    Certamente show “nuovi” dove oltre alla spettacolarizzazione si cerca anche di dare un messaggio più disruptive ma mi chiedo sempre: in assenza di questi budget incommensurabili…cosa proporrebbero questi mega brand per parlare al pubblico in modo più diretto e sincero?

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