Moda

Lug 15 RICORDANDO GIANNI VERSACE: “AI GIOVANI DICO DI NON STANCARSI E NON CEDERE AD UNA PRIMA SCONFITTA. OCCORRE UMILTA’ E VOGLIA DI LAVORARE. UN SOGNO? CREARE UN GUARDAROBA PER LA DONNA CHE NON CAMBI PIU'”

di Maria Vittoria Alfonsi

Incredibile! Esclamo. Questa mattina, alla radio, ho ascoltato ben due canzoni dei Queen! Che rendono ancor più vivo un ricordo: di Gianni Versace.

Nel gennaio del 1997, a Parigi, al Théatre  National de Chaillot  fui fra i privilegiati che poterono assistere al trionfo de “Le Presbytère n’a rien perdu  de son charme ni  le jardin de son  éclat!” con i Queen, Bejart ed il suo balletto, Elton John: dedicato a Freddy Mercury  e John Brown  “la voce e il corpo spenti prima del tempo”, come dopo pochi mesi Gianni Versace, organizzatore -felice- di quella splendida serata.   

Gianni Versace, che dopo 25 anni della sue immatura, terribile scomparsa. ricordo con questa intervista.

Segretarie ed assistenti si suddividono i compiti di  fissare, spostare, confermare, negare, assentire.

E’una agenda fitta, la sua, da far invidia al più celebre divo, e -come ad un divo- gli vengono chiesti fotografie ed autografi.

Che sia nato a Reggio Calabria  (ma potrebbe anche essere Palmi o Nicastro,  Scilla o Squillace o Crotone: purchè  Magna Grecia) lo si può intuire, lo si può notare: perchè mentre sto pensando a tutt’altro, nel subcosciente sul suo viso vedo sovrapporsi un’altra immagine che riaffiora nella memoria, perdendosi nel tempo.  Ma certamente! Quella barba, quei capelli, quegli occhi scuri profondi , quel profilo, riprendono, oggi, i tratti della antichissime sculture: per arrivare  a ricordarmi persino i bronzi di Riace!

“Siamo sempre poveri del nostro tempo”- dice (e  quanto ha ragione!), “Come personaggio pubblico, poi -prosegue- devi dare  un po’ spazio -oltre che agli amici- alla stampa, alla televisione, a tutti quelli che ti cercano.    Naturalmente, rifiutando ad un novanta per cento delle cose che ti offrono, che richiedono: perchè dovresti vivere soltanto per gli altri, escludendo il tuo lavoro, ed a me piace vivere attraverso il mio lavoro. Vorrei aggiungere che, se possibile, a rappresentarmi manderei i miei vestiti; parlano più di me, meglio di me, esprimono ciò che faccio”

Così cominciava  una delle tante interviste che gli feci. E proseguiva:

Ritieni possano essere formative e di aiuto- oltre che informative!- per i giovani che desiderano dedicarsi allo stilismo le “esperienze culturali”,  come le mostre che hai organizzato, con i disegni tuoi,della tua èquipe e di  Lopez, oltre a fotografie di Avedon?

 “Sì. Ricevo moltissime lettere di ragazzi che desiderano sapere cosa ho fatto in questi anni, che chiedono informazioni per preparare una tesi sul costume, per scrivere di moda; oppure perchè, in altre vesti, desiderano interessarsi al settore”.

Ma oltre ad organizzare mostre particolarmente interessanti ed istruttive, cosa consiglieresti loro per  poter raggiungere  (almeno in parte!) il successo di Gianni Versace?

Tanta voglia di fare, di riuscire, ed un pizzico di ambizione. Non stancarsi, non cedere  ad una prima sconfitta. Soprattutto, quindi, grande umiltà e tanta voglia di lavorare. Tenendo presente  che questo è un lavoro durissimo, Quando sei arrivato tutto diventa più facile, perchè ci si organizza; ma credimi: i miei primi dieci anni di lavoro “vivo” sono stati splendidi e nel contempo tremendi, mi sono costati sacrifici enormi”.

Tu -pochi lo conoscono- sei stato studente di architettura.  Alla moda -come sappiamo- si può arrivare dalle strade più disparate. Come hai trovato la tua?

“Credo che una persona sia predestinata a fare determinate cose. Io ho sempre sognato di fare questo lavoro, né più né meno. Ora mi sento felice nel poter esplicare un’attività che mi esprime in maniera così forte, così creativa, facendomi andare in giro per il mondo, dal Giappone all’America, oltre a farmi imparare quotidianamente molte cose. Perchè ogni collezione è un passo avanti, un insegnamento. Io sono arrivato alla moda  in un periodo nel quale vi era un certo “revival”, un po’ anni ’30, un po’ anni ’40. I grandi nomi allora erano Caumont, Albini. Io ho dato un colpo di spazzola al passato  spolverando un po’ gli abiti, portando  una ventata di freschezza con la tradizione povera italiana, di campagna, con gonne di cotone, giacche e pantaloni dei  nostri contadini.  Questa moda “povera” piacque. Oggi faccio una moda meno povera  (abbiamo oltre cento negozi nel mondo da soddisfare…), però mai rinuncerò alla mia vena di novità. Al posto di fare  una collezione classica, che piace a tutti, preferisco fare una collezione creativa”.,

La mamma abilissima sarta, i fratelli…questo “clan” così unito, così tipicamente “mediterraneo” quanto ha contribuito al tuo successo’ .

E’ vero: è tipicamente italiano lavorare in famiglia, assieme, come nei tempi passati (già nella bottega rinascimentale il padre tramandava la sua attività al figlio…). Io sono felice di avere vicino mio fratello Santo, dottore in economia e commercio, che si occupa della mia amministrazione, e mia sorella Donatella che si occupa degli accessori: naturalmente lavorando con me

Nella tua sede milanese ho visto riproduzioni di colonne, ed alcuni busti che mi hanno ricordato la Magna Grecia,

E’ un  po’ la mia radice, mi porto  dietro questo bagaglio culturale: sono nato a Reggio Calabria, che è Magna Grecia! “

Gianni Versace legato al passato, ma proiettato al futuro: se  ricordiamo il laser…

Mi guardo in giro, colgo le idee della vita di ogni giorno, vi lavoro intorno: ricordando che lo stilista deve rappresentare la società, il mondo d’oggi in anticipo. Perciò, oltre alle stoffe, per gli abiti studio altri materiali, uso cuoio, metallo, legno, gomma. Quindi, per unirli, posso usare anche il laser

Oltre al Gianni Versace stilista, vogliamo ricordare il Gianni Versace costumista?

Ho creato i costumi per il balletto “Josephlegende” di Strauss alla Scala nell’82; poi, nell’83, sempre per la Scala ho realizzato i costumi per il balletto “Lieb und Leid” di Mahler, ed ho lavorato per una rappresentazione  in un teatro greco, con Bèjart e con Melina Mercouri, che se ne è occupata dal punto di vista organizzativo, dato che  è ministro della cultura in Grecia. E…sì, disegnerei  anche, molto volentieri, i costumi per spettacoli al Teatro Romano ed a l’Arena di Verona….Perchè no?”.

Hai un sogno non ancora realizzato?

Sì! Creare un guardaroba per la donna: che non cambi più!-

se possedessi la Lampada di Aladino, quale desiderio esprimeresti vedendo apparire il genio?-

 La pace nel mondo, un po’ più di bontà  e la felicità per tutti.  Non sono desideri di moda o per la moda (quelli sono già stati esauditi ) ma collettivi, per l’umanità!

**

Erano le dieci del mattino di domenica 6 luglio 1997, a Parigi. In un elegante, ovattato salottino del Ritz  un cameriere servìva caffè, spremute di frutta, croissant,. Com’era ormai tradizione, prima della sfilata che avrebbe aperto le giornate della haute couture, vi si ritrovavano sette rappresentanti della stampa italiana: io, per il Gruppo Editoriale Athesis. Venivamo accolti dalle due impareggiabili “attachès de presse”, Emanuela Schmeidler e Anna Maria Stradella e da Santo Versace, genio finanziario del Gruppo che fatturava 1700 miliardi e si apprestava ad entrare in Borsa. Puntualissimo, come sempre, ci raggiunse Gianni Versace. Nessuno voleva mancare ai suoi incontri, con una sintesi -in anteprima- della sfilata che vi sarebbe stata la sera. Gianni offriva, ogni volta, un’autentica lezione illustrando e spiegando le tecniche -che mai si ripetevano- spesso avveniristiche, incredibili. Entrarono le indossatrici, con i nuovi modelli, e Gianni illustrò le spalline  “al contrario” , i primi abiti ad una sola manica,  e parlò di moda cubista,  di totalitarismo Versace, di neo bizantino  e di quanto – a Ravenna- l’avevano impressionato i  mosaici raffiguranti Teodora. Sorridente, disteso, parlò anche dello Sceicco del Barein e di quello del Brunei, che arrivavano extra sfilate, con i loro aerei, per scegliere gli abiti delle loro…odalische; degli abiti (numerosissimi!) che preparava per Lady Diana, dei suoi amici Elton e  Sting, e  delle sue case, come la  “Casaurina” di Miami, dove sarebbe andato riposarsi dopo il tour-de-force delle sfilate. Poi ci abbracciò, uno ad uno. “A presto”, disse.

Purtroppo -inatteso, incredibile- il 15 luglio arrivò la notizia del suo assurdo incredibile assassinio a Miami.  L’ultimo “incontro” fu nell’affollatissimo Duomo di Milano: vi era anche  Lady Diana, ma colpirono soprattutto le emozioni di Sting con la moglie Trudi, Elton John,  Azzedine Alaia, oltre a numerosi stilisti italiani.

Gianni Versace: un grande -autenticamente grande- della moda italiana.

Una risposta a “RICORDANDO GIANNI VERSACE: “AI GIOVANI DICO DI NON STANCARSI E NON CEDERE AD UNA PRIMA SCONFITTA. OCCORRE UMILTA’ E VOGLIA DI LAVORARE. UN SOGNO? CREARE UN GUARDAROBA PER LA DONNA CHE NON CAMBI PIU'””

  1. Alessio ha detto:

    Grazie. Splendido ricordo di un genio, intervista che dimostra come il talento, la genialità, la creatività siano doti naturali, o le hai o no. Donatella ha saputo sfruttare al meglio l’eredità e il DNA di Gianni, ma quanto ci manca…

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