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Mag 23 UNA BARCELLONA CALIENTE

di Paolo Ciccarone

Avete presente le previsioni meteo invernali o estive con il metereologo che annuncia serafico: temperatura di tot gradi, ma percepita di…e via coi numeri. In inverno col freddo polare sono sempre meno gradi rispetto a quelli reali. In estate sono sempre di più rispetto a quelli effettivi. Fatto sta che c’è un reale da un lato e un percepito dall’altro. Ora trasliamo questo concetto alla F.1 e analizziamo i due aspetti. Il percepito dice che la Ferrari ha la miglior macchina, il miglior pilota e che sia la vettura da battere. Vero, a guardare le pole position di Charles Leclerc e le due vittorie nelle prime tre gare, è certo che frotte di tifosi siano presi da entusiasmo irrefrenabile, tanto che pure in Spagna, molto tiepida con la F.1 anche prima del Covid, stavolta ha fatto il tutto esaurito, con strade intasate e tribune gremite. Il percepito, quindi, ci dice di un mondiale all’insegna della Ferrari. Poi andiamo nel reale, che di solito dovrebbe essere inferiore alle intenzioni.

Guardiamo la classifica mondiale e scopriamo che su 6 GP disputati con 1 sprint al sabato a Imola, il signor Max Verstappen con la sua Red Bull ne ha vinti 4 più 1 che fa il totale di 5 successi su 7 sfide. Ma la percezione ci dice Ferrari mentre il reale dice Red Bull. E’ questo il dato di fatto, perché applicando la proprietà transitiva, che nel mondo delle corse funziona sempre con gli ex piloti, senza i due ritiri in due gare di Verstappen, il bottino avrebbe potuto essere ben più ampio. Un filotto da paura che avrebbe ucciso il mondiale. Invece la realtà percepita ci dice di una Ferrari competitiva, di un Leclerc in lotta per il mondiale e una squadra fortissima. Vero, altrimenti non sarebbero lì a giocarsela gara per gara contro i bibitari. Manca la Mercedes, è vero, ma almeno dopo tutti questi anni di successo, lasciare il campo libero ad altri fa bene a loro e al campionato, per cui restino lì e non diano fastidio perché il padrone del vapore, leggi Liberty Media, ha bisogno di una Ferrari al vertice e di una lotta a due. Percepito e reale, quindi, in F.1 vanno in due direzioni opposte, ma al promotore interessa la percezione di quanto avviene non quello che avviene davvero.

Se la Red Bull ha recuperato in 6 gare 50 punti di svantaggio alla Ferrari e con altri 16 appuntamenti in programma, se mantengono questo ritmo, a luglio il consiglio è trovarsi una spiaggia libera e lasciar perdere il mondiale F.1. E’ vero che i cedimenti meccanici possono accadere. Finora la Red Bull ha pagato in prima persona, Ferrari no. Il caso clamoroso è stato Leclerc in gara, ma nessuno ha fatto caso ai cedimenti Alfa Romeo Sauber del venerdì e della domenica e in precedenza cosa era successo alla Haas. Team clienti, vero, ma stesso cuore di Maranello, per cui uno sguardo oltre la rete ogni tanto andrebbe fatto.

Rotture, incidenti, spese in aumento e i top team chiedono di variare il budget cap, la norma che limita le spese a 145 milioni all’anno. In sette sono d’accordo, tre no. E senza unanimità non passa l’obolo supplementare. E qui fra i tre protestanti ce ne sono due legati a Maranello, Alfa Sauber e Haas. Ma come, votano contro “la mamma” proprio loro beneficiari (a pagamento) dei propulsori magici della rossa? Proprio quelli che a quanto pare in Spagna hanno deciso di mollare sul più bello il piccolo principe di Montecarlo. Beh, bisogna capirli. Loro 145 milioni di budget non li hanno mai visti tutti insieme, per cui se corrono loro spendendo meno perché non possono farlo gli altri? Semplice matematica. Con una condizione: in fondo si tratta di soldi, se qualcuno vuole spendere di più e ha bisogno del voto di chi spende meno, basta fare un bonifico sul conto corrente giusto e il problema è risolto. C’è da capire chi lo fa questo bonifico, il resto si aggiusta. Siamo in F.1, mica al centro del mondo…

Una risposta a “UNA BARCELLONA CALIENTE”

  1. Filippo Crispolti ha detto:

    Caro Paolo, sei sempre forte, mi ha fatto piacere rileggerti e….spero proseguirai. A presto

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