Moda

Feb 28 VEDIAMO DEL BUONO

di Cristiana Schieppati

Luciana Littizzetto a CHE TEMPO CHE FA’, ha detto che il miglior modo di combattere contro i soprusi e contro il prevaricare della violenza è di dimostrare la propria libertà, nel suo caso continuare a fare il suo lavoro e far ridere. Questo vale anche per la moda che, nell’ennesimo contesto difficile, si è trovata a proporre un format che di per se non presenta nulla di nuovo (macchine poco ecologiche che intasano la città, vip e celebrities attesi in prima fila, cene e feste con performance musicali,…) ma che in realtà ha rappresentato per tutti una forma di liberazione dopo due anni di blocco fisico e psicologico. La riflessione sul format andrebbe fatta ma questo è un “gap” che il settore non supererà mai, fatto di velocità nelle tendenze e lentezza nel cambiamento.

C’è chi ha scelto di “aggiustare il tiro”. Giorgio Armani, sempre in prima linea per sensibilità ha scelto il silenzio, sfilando con la sua prima linea senza musica, facendo sentire solo il fruscio della seta e dei velluti al ritmo dei passi delle modelle, che quasi sembravano il battito di un cuore. Emozione ma anche rispetto per chi ha capito che un segnale andava dato, soprattutto se in prima fila c’è Anne Hathaway a guardare la sfilata.

Quel che è certo che di personaggi importanti ce ne sono stati tanti, da Sharon Stone che è arrivata per Dolce & Gabbana ed è stata anche premiata da Bulgari al BZero1Aurora Awards, a Rihanna che ha sfoggiato il pancione da Gucci.

Questa settimana della moda è stata un grande investimento in termini di aspettative. Trussardi ha sfilato per la prima volta sotto la direzione creativa di Benjamin A. Huseby e Serhat Işık scegliendo come location la sede storica di Piazza della Scala dove negozio e ristorante sono da tempo chiusi per ristrutturazione. “La casa Trussardi è stata trascurata per tanto tempo, come una bella addormentata per quasi un quarto di secolo. Con questa metafora in mente, abbiamo voluto creare una nuova narrativa fatta di un insieme di fiabe fantastiche e di codici stilistici reali di come la gente si veste per le strade di Milano. Questo gioco fra fantasia e realtà, tra storico e presente, è diventato la chiave per dare vita a un linguaggio Trussardi ben definito,” raccontano gli stilisti , certi che i look da super eroi della Marvel piaceranno ad un pubblico più giovane.

C’è chi da Parigi ha scelto Milano per debuttare nel prêt-à-porter. E’ il caso di Vaishali Shadangule, marchio che fin dal 2001 vuole celebrare il telaio a mano indiano attraverso l’uso di tessuti artigianali per raccontare la preziosa tradizione tessile dell’India in un linguaggio moderno.  La sua collezione si chiama Sraut, una parola tratta da antichi testi che significa “sacrificio”,  inteso come l’atto di dedizione totale all’amore divino. Interessante come la designer abbia da subito sottolineato il suo impegno a favore di uno sviluppo sostenibile. Vaishali impiega infatti la tecnologia blockchain, permettendo in questo modo la tracciabilità delle sue creazioni e la sostenibilità di tutti i processi, e consentendo ai suoi clienti di tracciare nel caso della Pashmina, per esempio, il percorso dalla lana di capra fino al capo finale con la semplice scansione di un QR code.

Il binomio sostenibilità/innovazione si conferma al centro delle strategie di GEOX che sarà premiato a giugno con l’ISPO AWARD 2022 per l’Abbigliamento Urbano grazie al nuovo parka GEOX Any Weather Condition. Attraverso continui investimenti nella messa a punto di tecnologie innovative le collezioni GEOX, che da sempre coniugano traspirabilità, impermeabilità e termoregolazione, rispondono così all’evoluzione del concetto di benessere personale e collettivo attraverso calzature e capispalla che, di stagione in stagione, raggiungono nuovi traguardi in tema di sostenibilità, soddisfando le esigenze di un pubblico attento allo stile e sensibile alla salvaguardia dell’ambiente. Qui il concetto di “aria nuova” è incorporato nel brand e si può trovare nei numerosi capispalla che respirano, dalle forme over e nei colori più accesi come il fucsia, fino alle calzature che hanno un’estetica ricca di dettagli raffinati che arriva fino all’animalier o alla sneaker Spherica  che ha un design vintage esaltato dall’accostamento di pelle scamosciata e nappa e illuminato dal tallone glitterato, mentre quella dal look più sportivo ha la tomaia in maglia realizzata in un filato di poliestere riciclato ricavato da bottiglie di plastica usate, impreziosita da bagliori di lurex.

Oltre alla sostenibilità il tema del metaverso ha tenuto banco, tema approfondito dal brand Annakiki che ha posizionato al centro della passerella un’installazione robotica cyber-fisica, chiamata “Returning the Gaze”, realizzata dall’artista americana Behnaz Farahi in collaborazione con Universal Robots. Una creazione formata da quattro bracci robotici collegati ognuno ad un monitor, che vogliono essere un’estensione della modella che per l’occasione è stata trasformata in un cyborg con nuove e migliorate capacità di visione per osservare tutto ciò che accade sia in passerella che tra il pubblico. L’essenza di un Cyborg è quella di codificare gli esseri umani, di esplorare queste “creature” emergenti nate dopo l’accoppiamento di organismi e macchine, portandoci al confine tra il virtuale e la realtà. Con questo in mente, Anna Yang ha lanciato un progetto “metaverso”, una collezione virtuale NFT legata alla collezione A/I 2022, così da creare un’unica etichetta di identità nota sia nel mondo reale che in una dimensione parallela. A testimoniare questo delicato passaggio tra fisico e robotico in passerella ha sfilato Lauren Wassen, modella che ha subito l’amputazione delle gambe e che oggi cammina grazie a due protesi dorate.

Sono anni difficili e di grandi cambiamenti e spesso siamo assaliti dalla nostalgia per il passato. E’ sensibile a questo Walter Chiapponi, direttore creativo di Tod’s, che rielabora le icone della bellezza italiana che divengono oggetti moderni e versatili, quotidiani nell’uso ma preziosi e unici nella qualità. Come la famosa Di Bag in cuoio naturale, di cui si innamorò Lady Diana, che ora si destruttura e si trasforma in una borsa multifunzionale da portare piegata a mano, costruita con sapienza nei pellami più morbidi e sensuali. Oppure lo  stivaletto W.G., allacciato con la suola in gommino che si reinventa per la stagione invernale in proporzioni nuove e nel camoscio dai colori caldi e naturali, le scarpe di ispirazione maschile hanno la suola alta e voluminosa ed evocano l’anfibio militare e gli sport invernali.  E in tempi di guerra il trench ha le applicazioni di dettagli armatura in gomma che funzionano come memoria dell’iconico Gommino.

Viviamo l’oggi che del domani non c’è certezza. Philippe Model Paris lancia la prima collezione di abbigliamento con un progetto nell’ottica del “see now by now” quindi una capsule che fa parte della collezione SS22 che sarà in vendita a partire già dai prossimi giorni. “L’obiettivo è infatti quello di proporre un concetto più ampio di life- style e permettere di vivere l’identità di Philippe Model Paris a 360 gradi, per questo motivo abbiamo dato vita a questo progetto che, per il primo lancio, rientra nel concetto di “vedi e acquista subito”. Questo ci ha consentito di entrare nel mercato in punta di piedi ma con un segnale ben preciso, la volontà del brand di espandersi e conquistare nuove fette di mercato”, racconta Robert Martin Kimberger, Global Sales Director del brand.

Quel che è certo che per affrontare il futuro ci vorranno delle belle scarpe, magari quelle pensate da un trio di donne, le sorelle Giusti, Sara, Vera e Marianna – la terza generazione attualmente alla guida di AGL. Calzata morbida come un guanto ma glamour da vendere. E così, come nel Mago di Oz invece di battere i tacchi per viaggiare con la fantasia useremo i cuissardes rossi di vernice per sognare nuovi orizzonti dove il rosso è solo il colore dell’amore.

2 risposte a “VEDIAMO DEL BUONO”

  1. Paola Acquati ha detto:

    Cara Cristiana, anche questa è resilienza. Quella dei giornalisti come te che nonostante tutto, nonostante i budget sempre più risicati fanno il proprio mestiere con grande lucidità e umiltà , il che visto l’ambiente non è poco. Grazie

    • cristiana schieppati ha detto:

      Cara Paola, le tue parole sono il miglior investimento. Dimostrano che ho un lettorato d’eccellenza, che 25 anni di lavoro non li ho buttati via e che saper raccontare, saper cogliere le sfumature della comunicazione non è un mestiere per tutti. È da sempre quello che so fare. È da sempre quello che voglio continuare a fare. Grazie❤️

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